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La frutta mangiata ai pasti fa male e gonfia? Tutte le false credenze alimentari di un segmento alimentare ritenuto fondamentale in una dieta sana
Analisi
In vista dei cenoni e dei pranzi delle feste natalizie si cercano i 'segreti' per non incorrere in errori alimentari che possano peggiorare la digestione. Una delle prime false credenze da sfatare è quella sulla frutta perché non è vero che la frutta ai pasti faccia male. Lo scrive il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) nelle sue linee guida in cui imputa le ragioni di questa credenza a una probabile derivazione dal suggerimento strategico, specie per chi deve perdere peso, di usare la frutta (e a volte anche la verdura) come snack al posto di qualcosa di più calorico. Mangiare frutta durante o a fine pasto può essere addirittura positivo, perché la vitamina C in essa presente - si afferma nelle linee guida - migliora l’assorbimento del ferro, perché deterge la mucosa della bocca e dei denti, perché può essere un fine pasto gradevole, dolce ma non eccessivamente calorico. Inoltre non è vero che la frutta “gonfia”, perché il rallentamento della digestione che si ha con l’ingestione delle fibre è di scarsissima entità. Solo le persone che hanno problemi specifici di gonfiore intestinale possono trarre vantaggio dall’assunzione di frutta lontano dai pasti.
Rimanendo in tema festività, per quanto riguarda in particolare la frutta secca a guscio (noci, nocciole, mandorle, ecc.) e la frutta essiccata (tipo fichi secchi, prugne secche, ecc.) non è vero che si equivalgono. La frutta secca a guscio rappresenta il seme della frutta ed ha quindi un elevato contenuto di energia, acidi grassi insaturi, fibra, acido folico, minerali, mentre la frutta essiccata è essenzialmente la frutta alla quale è stata sottratta acqua per aumentarne la conservazione. È zuccherina, non grassa né proteica ed ha una elevata concentrazione di fibra e vitamine. Ancora diversa la frutta candita, una particolare varietà di prodotti caratterizzata dalla conservazione con aggiunta di zucchero.
In termini di consumi, in Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss), nel biennio 2022-2023, poco più della metà delle persone nella fascia 18-69 anni (52%) riferisce di consumare 1-2 porzioni di frutta al giorno, il 38% mangia 3-4 porzioni, mentre appena il 7% ne consuma la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione, ovvero 5 porzioni al giorno. Tuttavia, resta un’abitudine che coinvolge poche persone, non superando mai il 9% neppure nei gruppi che ne fanno un maggior consumo.
Per la frutta in guscio, nell’ultimo anno il consumo (considerando la domanda intermedia e finale) si è attestato, secondo le elaborazioni dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), a 638mila tonnellate, il 25% in più rispetto a dieci anni fa.
Conclusioni
La quantità raccomandata di frutta è di 5 porzioni al giorno ma in Italia non viene raggiunta neanche nelle fasce che ne consumano di più. Un segmento alimentare su cui vanno sfatate due credenze molto radicate: non fa male durante e alla fine dei pasti, e non gonfia. Anzi può essere un fine pasto gradevolmente dolce e favorisce l'assorbimento di vitamina C e il rallentamento della digestione è di scarsissima entità, a meno di singole problematiche.
Fonti
Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria
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