Tracce di microrganismi terrestri sono state rinvenute su un campione dell'asteroide Ryugu riportato sulla Terra nel 2020 dalla missione giapponese Hayabusa-2: non sono dunque bastate le severissime misure adottate per prevenire ogni forma di contaminazione, come dimostra uno studio dell'Imperial College di Londra pubblicato sulla rivista Meteoritics & Planetary Science.
I ricercatori hanno esaminato il campione chiamato A0180, costituito da un granello delle dimensioni un millimetro. Trasportato sulla Terra in una camera ermeticamente sigillata, il campione è stato aperto in azoto in una camera bianca di classe 10.000 per prevenire la contaminazione. Le singole particelle sono state raccolte con strumenti sterilizzati e conservate sotto azoto in contenitori ermetici. Prima dell'analisi, il campione è stato sottoposto a tomografia computerizzata a raggi X nanometrica ed è stato incorporato in un blocco di resina epossidica per poi sottoporlo alla microscopia elettronica a scansione.
Sulla superficie del campione sono stati osservati bastoncelli e filamenti di materia organica, interpretati come microrganismi filamentosi. Le dimensioni e la morfologia di queste strutture sono simili a quelle di microbi terrestri già noti. Le osservazioni hanno inoltre dimostrato che la quantità dei filamenti è cambiata nel tempo, così come ci si aspetterebbe con la crescita e il declino di una popolazione di procarioti che ha un tempo di generazione di 5,2 giorni.
Le statistiche indicano che i microrganismi hanno avuto origine da una contaminazione terrestre durante la fase di preparazione del campione nonostante le stringenti misure adottate. Per questo i ricercatori raccomandano lo sviluppo di procedure più efficaci per prevenire la colonizzazione microbica e garantire l'integrità dei futuri campioni extraterrestri.
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